La transizione energetica e il futuro degli impianti convenzionali

27-01-2021 | STORIE

L’idrogeno e le batterie possono rappresentare il futuro, ma oggi lo sviluppo delle rinnovabili ha bisogno dell’energia programmabile degli impianti convenzionali. Andrea Bellocchio, operations director di EP Produzione, spiega perché EP Produzione ha deciso di investire per innovare le proprie centrali termoelettriche

Lo scorso mese di luglio EP Produzione ha presentato il progetto di efficientamento della Centrale termoelettrica di Ostiglia, in provincia di Mantova: 400 milioni di euro per costruire una nuova unità a ciclo combinato e rendere l’impianto più efficiente e performante. Esattamente dodici mesi prima, l’azienda aveva annunciato un analogo progetto di ammodernamento della Centrale di Tavazzano e Montanaso, in provincia di Lodi, per un investimento di circa 380 milioni di euro.

CENTRALI PIÙ EFFICIENTI E PERFORMANTI

Il nuovo progetto di Tavazzano e Montanaso prevede il miglioramento dell’efficienza dell’impianto attraverso la sostituzione della attuale unità 8 con una nuova unità a ciclo combinato equipaggiata con una nuova turbina a gas di classe “H” di ultimissima generazione, la più moderna, efficiente e pulita disponibile oggi sul mercato. Una volta entrata in funzione la nuova unità, oltre a garantire un rendimento netto superiore al 60%, comporterà un miglioramento delle performance ambientali.
Il piano di efficientamento della Centrale di Ostiglia consiste nella realizzazione di una nuova unità a ciclo combinato da circa 900 MW equipaggiata con turbina di classe H. Il progetto, che include anche interventi di ammodernamento dei gruppi esistenti e la messa a “riserva fredda” della unità 1, permetterà di aumentare il rendimento della centrale (superiore al 60% per il nuovo CCGT) e di ridurre ulteriormente le emissioni specifiche in conformità ai più stringenti orientamenti nazionali ed europei.

INNOVAZIONE A GARANZIA DELLA SICUREZZA DEL SISTEMA

In un contesto di mercato caratterizzato da una significativa contrazione della domanda, a causa dell’impatto della pandemia sul sistema produttivo del Paese, e dalla “corsa” alle rinnovabili anche da parte degli operatori storicamente legati alle fonti fossili, perché investire quasi 800 milioni nel rinnovamento di impianti convenzionali?
«Per sostenere la transizione energetica e consentire la crescita delle rinnovabili,- risponde Andrea Bellocchio, Direttore Power Plants Operation di EP Produzione- in un sistema in trasformazione verso un assetto produttivo sempre più decentralizzato e rinnovabile, le centrali termoelettriche svolgono oggi – e lo faranno ancora nei prossimi anni – un ruolo necessario per garantire la sicurezza del sistema che le sole rinnovabili oggi non possono assicurare in modo autonomo».

Alla base di un sistema energetico che funzioni, infatti, deve essere garantito il cosiddetto trilemma energetico: riduzione dell’impatto ambientale, sostenibilità economica e sicurezza della fornitura energetica. Se le rinnovabili rappresentano il driver principale per la decarbonizzazione e la sostenibilità ambientale, oggi non sono in grado di assicurare la sostenibilità economica del sistema e soprattutto la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, a causa della loro stretta dipendenza dalle condizioni meteorologiche che non ne consente la programmabilità.

«Programmabilità è la parola chiave che caratterizza il ruolo, necessario per sicurezza deli sistema, degli impianti convenzionali oggi e nel prossimo futuro. E per garantire energia programmabile a back-up delle rinnovabili, occorrono impianti innovativi: flessibili e dal limitato impatto ambientale.»
Andrea Bellocchio, Direttore Power Plants Operation di EP Produzione

E gli impianti convenzionali? È economicamente sostenibile la realizzazione di nuova capacità termoelettrica nel contesto attuale di scarsa domanda energetica? «Innanzitutto occorre precisare che, malgrado l’impatto della pandemia, la tendenza nel medio-lungo periodo è quella una crescita dei consumi di energia elettrica dovuti al crescente utilizzo di apparecchi e device alimentati con energia elettrica – dalla mobilità elettrica alle server farm – nell’ambito del fenomeno conosciuto come elettrificazione» spiega Bellocchio. «Certamente il ruolo degli impianti convenzionali cambia: da backbone del sistema energetico, a back-up della produzione da fonte rinnovabile». Operando in questo modo, si comprende il perché dell’introduzione dei meccanismi di remunerazione della capacità introdotti in diversi paesi dell’Unione Europea e anche in Italia: «Per svolgere questo ruolo, occorrono impianti estremamente performanti e flessibili, in grado cioè di entrare rapidamente in funzione quando la produzione da fonte rinnovabili si riduce, e a ridotto impatto ambientale, in linea con le stringenti direttive dell’Unione Europea. Per realizzare impianti efficienti e più performanti dal punto di vista ambientale – come i nuovi gruppi che intendiamo realizzare a Tavazzano e Montanaso e ad Ostiglia – occorrono investimenti notevoli». Il capacity market offre quindi una garanzia agli investimenti necessari per innovare gli impianti in questa direzione.

«Le nuove tecnologie con cui realizzeremo i nuovi CCGT di Tavazzano e Montanaso e di Ostiglia contribuiranno inoltre a ridurre sensibilmente le emissioni specifiche delle due centrali» conclude Bellocchio.