La sfida della transizione sostenibile: intervista a Paolo Arrigoni

16-09-2024 | STORIE

Dal 2023 è Presidente del GSE, la società pubblica italiana incaricata della promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili, efficienza energetica e mobilità sostenibile.
È stato Senatore della Repubblica dal 2013 al 2022, Questore del Senato, componente della 13a Commissione Territorio, ambiente e beni ambientali e membro di vari comitati, tra cui il COPASIR, il Comitato Schengen e la Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

I conflitti geopolitici degli ultimi anni ci hanno ricordato che è essenziale una fornitura energetica che sia affidabile, flessibile e sicura. In questo contesto, qual è il ruolo del gas naturale?

La coesistenza tra fonti rinnovabili e gas naturale rimane un elemento cardine per assicurare un approvvigionamento energetico affidabile e sostenibile. Le fonti rinnovabili (FER), come eolico e solare, forniscono energia pulita e a basso impatto ambientale ma sono soggette a variazioni meteorologiche, rendendo necessaria la presenza di una fonte di energia complementare per garantire un’erogazione continua, insieme a sistemi di accumulo che trattengano l’energia prodotta in eccesso. Il gas naturale, in questo contesto, svolge un ruolo essenziale fornendo un “carico di base” che può essere attivato in caso di picchi di domanda o di bassa produzione da parte delle FER. Questo equilibrio tra fonti energetiche diverse è cruciale per garantire una fornitura costante e affidabile di energia, riducendo al contempo la dipendenza da fonti non rinnovabili e contribuendo alla transizione verso un sistema energetico più sostenibile.

Quali sono i principali strumenti per l’Italia a supporto del raggiungimento degli ambiziosi obiettivi europei di decarbonizzazione?

In primis, i sistemi di accumulo che consentono di immagazzinare l’energia in eccesso durante i periodi di maggiore produzione e di rilasciarla quando la domanda è più elevata. Questi sistemi sono essenziali per garantire la stabilità del sistema elettrico e favorire l’integrazione di una quota sempre maggiore di energia rinnovabile nella rete. A fine 2023, in Italia, erano già presenti circa 537.000 sistemi di accumulo distribuiti, connessi ad impianti fotovoltaici, con un ulteriore aumento previsto nel prossimo futuro. Un recente studio di scenario di Terna stima che l’Italia necessiti di incrementare la capacità di stoccaggio al 2030, con una suddivisione di 71 GWh da sistemi centralizzati e 23 GWh da comunità energetiche e piccoli impianti distribuiti.

Il biometano, d’altra parte, offre un’alternativa sostenibile e a basse emissioni di carbonio rispetto ai carburanti fossili nei settori energivori “hard to abate” come, ad esempio, quello industriale e dei trasporti. L’importanza del biometano è riconosciuta anche a livello istituzionale, con il piano europeo REPowerEU che ha aumentato l’obiettivo di produzione di biometano al 2030 a 35 Gmc, rispetto ai 18 Gmc previsti inizialmente dal pacchetto Fit For 55. Inoltre, la revisione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima italiano ha stabilito l’ambizioso obiettivo di produrre 6 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030, un impegno essenziale per ridurre la dipendenza del Paese dalle importazioni di gas naturale. Il GSE svolge un ruolo fondamentale nella promozione del biometano, incentivando la riconversione di impianti esistenti a biogas e sostenendo la nascita di nuovi impianti tramite una linea di investimento di 1,9 miliardi di euro prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Infine, sono in corso i lavori per la definizione di una strategia nazionale per l’idrogeno, con l’istituzione di un gruppo di lavoro all’interno del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e la progettazione di un decreto ministeriale che stabilirà procedure competitive per sostenere e incentivare la produzione di idrogeno verde.

In questo contesto, quali sono le leve su cui l’Europa intende puntare con la proposta di riforma del mercato dell’energia elettrica?

La riforma del mercato dell’energia elettrica proposta dalla Commissione europea a marzo 2023 rappresenta un importante passo avanti per il continente nell’ambito della decarbonizzazione. In particolare, la riforma intende favorire un disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello dell’energia, con l’obiettivo di ridurre così la volatilità dei prezzi che ha caratterizzato il mercato energetico negli ultimi anni. La riforma si focalizza sulla promozione di contratti a lungo termine che consentono di garantire una maggiore stabilità e prevedibilità dei prezzi dell’energia. In questo contesto, viene attribuito un ruolo significativo ai contratti per differenza, ovvero contratti a lungo termine (intorno ai 15/20 anni) stipulati tra il produttore di energia rinnovabile e un ente di proprietà del governo (in Italia il GSE) che si basano sulla differenza tra il prezzo di mercato e un “prezzo di esercizio” concordato nella gara stessa e di cui l’Italia si è distinta come pioniera. Questi contratti sono destinati a diventare il fulcro dell’incremento della capacità da FER fino al 2030, consentendo così una transizione verso un sistema energetico basato per due terzi da fonti rinnovabili.

In parallelo, FER2, il decreto per gli incentivi alle rinnovabili innovative (come eolico galleggiante, fotovoltaico galleggiante, energia marina e geotermia avanzata o ad emissioni nulle) attualmente in fase di definizione e FERX, che prevederà nuovi meccanismi di aste per le rinnovabili mature, svolgeranno un ruolo chiave nell’orientare gli investimenti verso le soluzioni più adatte a garantire una transizione energetica sostenibile.

La nuova proposta di PNIEC pone obiettivi ambiziosi sul contributo dell’energia rinnovabile alla transizione energetica. A che punto è l’Italia nel raggiungimento di questi target?

La nuova proposta del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima traccia una rotta ambiziosa per la transizione energetica in Italia, con l’incremento della quota di fonti energetiche rinnovabili dal 30% al 40,5% entro il 2030, rispetto ai consumi finali lordi di energia dei settori elettrico, termico e dei trasporti. Guardando al passato, possiamo notare un notevole progresso: dal 2005 al 2022, l’Italia ha visto crescere la sua quota di energia rinnovabile dal 7,5% al 19% dei consumi finali lordi. Tuttavia, per raggiungere il nuovo traguardo fissato al 2030, c’è ancora un salto del 21,5% da compiere, una sfida impegnativa ma essenziale per il futuro del nostro Paese.

In questo contesto, le sfide che ci troviamo ad affrontare sono molteplici. Il sistema energetico italiano è caratterizzato da iter autorizzativi tra i più lunghi d’Europa, con tempi che possono arrivare fino a 8 anni, e dalla resistenza del fenomeno NIMBY, che ostacola la costruzione di impianti FER sul territorio. Inoltre, stiamo assistendo a una trasformazione del modello energetico da centralizzato a diffuso, con oltre 1,6 milioni di impianti FER sul territorio che richiedono una maggiore integrazione nella rete elettrica per massimizzare l’efficienza e garantire la stabilità del sistema.

Per superare queste sfide, è necessario promuovere una cultura diffusa della sostenibilità, semplificare gli iter autorizzativi, potenziare le reti di distribuzione e trasmissione e accelerare la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili nelle aree più adatte. Come GSE stiamo giocando un ruolo attivo in questo processo, collaborando strettamente con il MASE e con le Regioni per raggiungere una capacità FER installata di circa altri 75 GW entro il 2030, in aggiunta ai 67 GW installati a fine 2023.

Ulteriori strumenti di primo piano sono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e l’autoconsumo diffuso per la condivisione di energia pulita. L’8 di aprile, il GSE ha attivato le piattaforme per l’invio delle richieste di accesso alle tariffe di incentivo, ai finanziamenti del PNRR e per la valutazione preliminare dell’idoneità dei progetti, promuovendo ulteriormente il sostegno alle iniziative di energia rinnovabile a livello locale.

La sfida è impegnativa, ma siamo determinati a realizzarla, mantenendo sempre ben presente l’importanza di bilanciare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale.

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